Tra le varie nefandezze compiute da questo dannato virus c’è stata quella di privarci di Roberto Ambrosoli: settantotto anni, disegnatore, professore universitario di agraria e anarchico.
Se, nelle mie passioni fumettistiche giovanili, Liberatore era Michelangelo, Paz era Caravaggio e Magnus lo rivedevo in Hieronymus Bosch, Roberto aveva un posto del tutto diverso.
Colto, pacato ma fortemente ideologizzato (non rinnegherà mai i suoi ideali) disegna la sua più famosa creatura “Anarchik” dagli anni Sessanta al 1981 per poi riprendere negli anni Duemila.
La lezione più importante che mi ha lasciato e che ho cercato di trasfondere nei miei personaggi del romanzo “Provos!”, si può riassumere in questa frase da lui pronunciata a proposito di Anarchik: “…non è affatto autoironico; è invece ironico nei confronti di coloro che si limitavano a vedere l’anarchia come se fosse solo un affare di bombe e violenza”.
Indimenticabili la risata di Anarchik e la sua mitica frase “farò del mio peggio!” (quanti ricordi!)
Se mai a qualcuno venisse il dubbio che il font scelto per i titoli dei capitoli dell’edizione cartacea di “Provos!” siano un omaggio a lui e agli altri nomi sopra citati ci ha preso in pieno!

Poche lacrime da parte del mondo della cultura italiana per uno dei maggiori rappresentanti della controcultura; solo un trafiletto su “Repubblica” in cui lo si paragona, forse a ragion veduta, a Faber.
Ciao Roberto: che tutti i sogni di Anarchik da te disegnati si possano avverare, mentre gli incubi rimanere fuori dalla porta.
“Aver il senso dell’unità profonda delle cose, è aver il senso dell’anarchia.” Antonin Atraud.
Qui una bellissima intervista a Roberto:
https://www.doppiozero.com/materiali/anarchik-faro-del-mio-peggio